I Templari tra Fede, Malicidio e Leggenda

 Si è detto molto sui Templari, forse troppo. Cercare di sfrondare le leggende nate su questi cavalieri non è stato facile. Innanzitutto è stato necessario ricreare la mentalità dell’epoca, le visioni, il modo di pensare. Cosa esattamente furono i Templari?

Guerrieri che si batterono nel nome del Signore nelle calde terre “d’Outremer” avendo come insegna la croce rossa, simbolo del sangue di Cristo.

I Templari furono questo e molto altro. Cavalieri Monaci che combatterono gli infedeli per redimerli dal loro peccato. E, grazie alla regola dettata da Bernardo di Chiaravalle, uccidendo il male che era in loro compivano un “Malicidio”, salvando così la loro anima.

Furono anche dei perfetti amministratori di beni, degli antesignani del sistema bancario e del conto corrente. Gestirono beni immensi come le riserve dello Stato Francese e di quello Spagnolo.

Furono artefici di atti storici come la Magna Carta inglese firmata anche dal Maestro Templare Aimerico di Sainte – Maure. Il loro status era di obbedienza assoluta al Papa, unico referente cui rispondere.

Fu questo particolare, oltre ai vari privilegi, ad attirare le invidie dei regnanti e del resto del clero. Inoltre, finita l’era delle Crociate, non seppero riciclarsi e dare altri scopi alla loro Regola. Questo li espose agli attacchi di Filippo il Bello che mirava alle loro ricchezze.

E poi… c’è il mistero dovuto alla loro competenza sulle sacre reliquie. Il sacro Graal, la Sindone, il tesoro di Salomone e tanto altro hanno creato quell’alone di leggenda che grava su di loro. 

Il fascino dei Templari risiede nei meandri oscuri della Storia, nei simboli che si crearono sulle loro origini e sui movimenti di pensiero che da essi derivarono.

I roghi che si accesero in tutta Europa non riuscirono a eliminarli, ma la cenere dei loro corpi germogliò sul suolo fecondo del Tempo fino a divenire Mito.

La copertina è dell’artista Barbara Picotti.

 IL TEMPLARE


Se vuoi ancora una prova
dalle mie carni straziate,
io sono pronto, Signore.
Ho inciso, con le unghie non strappate,
la tua croce sulle pareti 
di questo carcere umido e buio.
La tocco con le dita per confortarmi
e trovare coraggio.
Eppure ho combattuto nel Tuo nome,
ho difeso la croce che porto al petto.
Ho immerso le mani nel sangue del nemico a tua gloria,
come han detto i Papi, i Maestri, Bernardo…
E allora perché son qui?
Ci han separato, interrogato, torturato.
L’Inquisizione con i suoi neri tentacoli
vuole che confessiamo.
Cosa? 
Il dolore è grande quando il ferro incandescente
si posa sulla carne, non so se resisterò.
Ho ancora negli occhi la visione della tua Croce, 
il gonfalone che si gonfia al vento
e noi che cavalchiamo contro il Male.
Noi, baluardi del Tuo Sepolcro,
noi, servitori del Papa,
noi, Militia Christi!
Ho la caviglia legata a una catena,
 non potrò più correre e combattere.
Ma sul rogo che mi attende 
griderò forte il tuo nome e guarderò in alto
verso il Cielo, al portone spalancato della Gerusalemme Celeste.  
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