Mi ero lasciata abbindolare da uno di quei corsi che arrivano a pacchi nelle cassette delle lettere.
La vecchia, dopo il passaggio del ragazzo in bici con il solito malloppo di carta, senza degnarlo di un’occhiata selettiva, lo aveva depositato nel bidone della carta.
Quello della “monnezza” differenziata, sarebbe un argomento da discutere seriamente e probabilmente giustificherebbe un corso universitario.
Hai un bidone per la carta, uno per il vetro, un terzo per la plastica e in ultimo quello generico o nero come lo chiamano in famiglia. Di solito va tutto liscio, ma a volta si hanno dei dubbi amletici.
Il sacchetto del pane con una striscia di cellophane trasparente per far vedere cosa contiene, dove andrà? Carta? Plastica o si deve togliere il pezzo di plastica e gettare separatamente, come se si avesse tempo per riflettere e fare anche queste cose.
E il sacchetto di biscotti con all’interno un velo di alluminio dove andrà? Sono questi i veri problemi che il progresso e i quattro bidoni ci pongono ogni giorno. E meno male che lo spazio c’è, altrimenti in una casa con un piccolo terrazzino dove si mettono? Dimenticavo c’è anche il composter in fondo al giardino.
Dicevo, prima della digressione sull’immondizia quotidiana, che la vecchia aveva buttato tutto il pacco nel bidone giallo (carta), ma un foglietto traditore era scivolato per terra.
C’erano disegnate tante stelline che provenivano da una bacchetta e la scritta diceva “ Un corso per la felicità, realizzerete i vostri desideri.” seguiva un numero di telefono.
Sono rimasta a guardarlo per un po’. Non era un momento felice per me, piccoli screzi con la vecchia mi davano un’ottica diversa della vita. Che volete la vita è fatta di alti e bassi e la convivenza non è a volte felice, ma quanto ti rimproverano ingiustamente… Uno dei doveri di un cane (anche noi abbiamo il nostro decalogo) è quello di abbaiare se qualcuno bussa o se passa una macchina rumorosa. Io mi attengo in maniera ligia ai miei doveri e abbaio. Ricompensa? Lei, mi sgrida e al mio sguardo interrogativo risponde «Abbaia in silenzio!»
Adesso io chiedo vi sembra normale? E poi come si fa ad abbaiare in silenzio? Fu così che mi ritrovai con la cornetta in mano a digitare il numero di telefono. La voce al telefono era zuccherosa, già questo avrebbe dovuto mettermi in guardia, e proponeva una visita gratuita prima dell’inizio del corso.
Tentai di avvisare che non ero un umano, ma una Cavalier King; rispose con una risatina che lei era per gli integralismi razziali e mi aspettava per l’indomani alle 16,00 in un posto che avrei potuto facilmente raggiungere a piedi (tanto io di zampe ne ho ben quattro e faccio prima).
Così il pomeriggio seguente ho aspettato che la vecchia salisse nel suo “Sancta sanctorum”
cioè nello studio e iniziasse a scrivere, dopo di che (quando scrive non si accorge di nulla) sono sgattaiolata fuori e in poco tempo ho raggiunto la casa indicata.
Era una villetta strana, in giardino non c’erano fiori ma erbe con un odore non molto gradevole, e il batacchio che ho fatto fatica ad afferrare per dare il colpo rappresentava un demone. Dopo un attimo di silenzio, la porta si è aperta e una donna con un vestito nero e lungo come i suoi capelli scrutò fuori «Siii?» disse, ma non avendo abbassato gli occhi richiuse con fare rumoroso la porta.
Ero indecisa se bussare di nuovo o andarmene quando la porta si aprì di colpo e la donna abbassò lo sguardo guardandomi con fare interrogativo.
«Ehm, scusate. Ho telefonato ieri. Sono una Cavalier King, avevo avvertito.»
La donna mi guardò interdetta.
«Una Cavalier King… avevo pensato…» Evidentemente era indecisa ed io ero anche pentita di essere lì.
«Mi scusi signora per il disturbo. Buon giorno.» e volsi le spalle per andarmene.
«No. Dove va? Avevo promesso un giorno di corso gratis ed io mantengo le promesse, prego si accomodi.» e mi spinse dentro.
Ero imbarazzata, cercavo di non guardarla e per questo non mi accorsi del sorrisetto ambiguo che le tirava le labbra rosse contornate di un filo di matita nero.
Avanzò verso una stanza ed io seguii il grande scialle che dalle spalle finiva, con le frange, per terra.
«Vediamo si sieda, ehm, si accucci pure su quel cuscino sulla poltrona.» m’indicò una grande poltrona nera fornita di un enorme cuscino rosso. Una meraviglia, ci saltai su sprofondando tanto era comodo. Mi lasciai sfuggire un uggiolato di piacere.
«Comodo, eh?» Bene iniziamo. «Siamo qui per un primo corso di magia…»
«Magia? Io pensavo…»
«Come pensava di risolvere i suoi problemi se non attraverso la magia? Perché lei ha un desiderio importante, vero?»
«Sì,»ammisi «ne ho uno» Ovviamente pensavo sempre al “Abbaia in silenzio!”
«Ecco cosa le dicevo. Per prima cosa bisogna rilassarsi.»
Mise davanti ai miei occhi una spirale che iniziò a ruotare sempre più velocemente, m’invase una sonnolenza e mi assopii.
Non so quanto rimasi addormentata, ma al mio risveglio la donna stava trafficando con un pentolone e parlottava tra se e sé. Decisi di far finta di dormire per capire le sue intenzioni.
«Che fortuna! Mi arriva in casa uno splendido animale, già dotato: parla, diventerà il mio famiglio. Basterà fargli bere questa pozione, non ricorderà più nulla e si svilupperanno i suoi poteri. Vediamo se c’è tutto: occhi di rana, pelle di serpente, ali di pipistrello, lingua di salamandra e, in ultimo, un pizzico di mandragola. Facciamola cuocere a puntino e….»
Fu allora che il batacchio prese a battere con forza. La donna prima finse di ignorarlo, poi, decise di andare a vedere. Ne approfittai per scendere giù dalla poltrona, anche se mi girava un po’ la testa, dovevo cercare di scappare. Sentii un battibecco e, miracolo, riconobbi la voce della vecchia.
«Lei ha rapito il mio cane. Sono venuta a riprenderlo, me lo dia o chiamo la polizia.» disse sventolando il cordless di casa che a quella distanza non poteva funzionare, la vecchia odia i telefonini e credo sia uno dei pochi umani rimasti senza, ma questo gli altri non lo sanno e l’illusione era perfetta.
«E’ venuta spontaneamente e mi ha chiesto l’iscrizione al corso.»
«Il cane? Non credo che la polizia la prenderà sul serio sulla possibilità che il cane”abbia chiesto”, non crede?»
Io intanto mi ero rifugiata fra le sue gambe, mi sentivo al sicuro.
«Vediamo questo fetore da dove viene?» e andò al tavolo, dove in una scodella galleggiavano cose immonde. «Bene, questa la prendo io. La farò analizzare, così se un domani dovesse avere qualche ripensamento…»
La mia vecchia, prese la scodella, lanciò uno sguardo di sfida alla donna che era ammutolita e uscimmo trionfalmente dalla casa.
Per un po’ camminammo in silenzio. «Si può sapere perché sei andata da una fattucchiera?»
«Io ero infelice…»
Lei mi guardò interrogativamente.
«Non riesco ad abbaiare in silenzio.»
Scoppiò a ridere. «Certo che non puoi abbaiare in silenzio, ma un po’ più piano, sì. D’accordo?» E si chinò a darmi un bacio sul musetto.
«Questa brodaglia immonda la buttiamo, tanto non potrei mai dimostrare che l’ho presa da lei. Non importa, la paura gliela abbiamo messa e tanto intelligente non deve essere, scambiare un cordless per un telefonino!»
Ridendo ce ne tornammo a casa. Adesso, abbaio piano.
