Dove “Lei”, come è ovvio, è la mia vecia.
E’ accaduto andando in gita a Bolzano, ma avevo già avuto delle avvisaglie in precedenza e le avevo classificate come occasionali, mi sbagliavo.
Partiamo in gita per Bolzano, città che avevo già visto lo scorso anno e che mi era piaciuta molto. Questa volta abbiamo una meta precisa. Invece di girare, come il solito, nei negozi ci hanno indicato di andare a vedere un bellissimo prato dopo Piazza Vittoria.
Alla parola “prato” mi si sono quasi rizzate le orecchie e voi sapete quanto sia difficile.
Passiamo la piazza arriviamo sopra un ponte ed effettivamente sotto di noi possiamo vedere dei bellissimi prati verdi, dove già scorazzano altri cani, in tutta libertà, mentre i loro padroni siedono tranquillamente sul prato. Un’immagine bellissima di relax.
Già fremo dalla voglia di scendere anch’io a correre sul prato, quando il mio sogno si frantuma al grido di Lei: «Un Mercatino!».
Istintivamente ho abbassato le orecchie ed ho guardato il vecchio da sotto in su sconsolata.
Lui ha fatto un gesto d’impotenza e ci limitiamo a seguire lei che ha allungato il passo per l’impazienza.
Una serie di bancarelle, con tanta gente vociante sotto un sole cocente. Si è infilata in mezzo a quella baraonda e l’abbiamo persa di vista.
Dovete sapere che quella dei mercatini è una delle manie della vecia. Una scocciatura infinita perché si cammina lentamente, fermandosi in continuazione e lei spende un sacco di soldi in roba vecchia, anche cartoline sgualcite, che arrivata a casa sistema per le scale, sui muri, sui mobili. Per cui oltre che di libri la casa è piena di questa paccottiglia.
Ma, c’è un ma, questa volta il mercato è solo di abbigliamento e alimentare.
Lei, delusa, decide che ne ha abbastanza e torniamo indietro. Ci fermeremo sul prato, penso speranzosa. Neanche a parlarne, al mercato ha preso troppo sole e non si sente di fermarsi, cerca un bar per riposarsi all’ombra. Quindi invece che su un bel prato, mi sdraio su un marciapiede. Dopo essersi rinfrescati, tranquilli l’acqua me l’hanno data, visitiamo qualche negozio (come volevasi dimostrare) e ci dirigiamo al solito ristorante, dove torniamo ogni anno.
Sono una cagnetta ben educata, mi sdraio sotto il tavolo e fingo di non esserci per tutto il tempo in cui loro mangiano ed io sospiro.
All’uscita secondo breve round di negozi e poi, dopo aver ritirato la macchina dal garage, ritorniamo in albergo. “Finalmente si mangia” penso io, povera illusa!
Aprendo la porta della stanza sento Lei che rivolgendosi al vecio dice:
«Io non gli darei da mangiare, sono già le quattro. Aspettiamo ancora qualche ora e facciamo unico pasto per cena. Serve anche per la dieta.»
Questa è stata una cattiveria grandissima. Anche lei è a dieta o almeno così dice, ma non mi risulta che abbia mai saltato un pasto per questo.
Lui, evita di guardarmi, ed acconsente. Poi tutte e due s’infilano a letto per il riposino pomeridiano prima della piscina ed io… ed io sogno la bistecca al sangue che si è spazzolata lei a pranzo. MONDO CANE.
