Vi ho già raccontato che la vecchia ha la mania dei mercatini e che, ogni volta, ritorna carica di mille piccole cianfrusaglie? Ebbene dall’ultimo mercatino è tornata con un unico acquisto.
Veramente c’ero anch’io nel prato verde di Villa Manin, dove si svolgeva il mercatino.
Loro, i due vecchi, giravano per le baracche ed io scorazzavo sul bel prato antistante. Stavolta sembrava che nulla attirasse la sua attenzione. Vedevo che era delusa, nervosa. Lei sostiene che i mercatini la rilassano, poi improvvisamente si è accostata allo stand di un artigiano del legno ed ho capito subito che aveva localizzato il pezzo.
Si trattava di una marionetta snodata, seduta su di una seggiola, che aveva come caratteristica un lungo naso. Doveva essere costosa, perché la contrattazione è andata avanti per un bel po’ ed io mi sono allontanata per curiosare altrove. Al ritorno l’acquisto era stato fatto e, con il pezzo ingombrante al seguito, ci siamo diretti verso la macchina.
Pensavo che lo mettessero nel bagagliaio, e invece no. La marionetta è stata messa, trionfalmente, nel sedile posteriore accanto a me, provvista di cintura di sicurezza.
Non è che io mi voglia dare delle arie di superiorità, ma quel pezzo di legno seduto come un passeggero mi dava fastidio. Intanto i due davanti parlavano delle meraviglie di un certo Pinocchio, com’era fatto bene e via dicendo. Ho capito che stavano parlando di lui e mi sono voltata a guardarlo e…non mi ha schiacciato un occhio! Sono rimasta così stupita che non ho detto nemmeno “Bau” e per poco non ho ringhiato quando lui ha messo un dito davanti alla bocca in segno di silenzio.
A casa Pinocchio è stato messo con la sua seggiola lungo la scala che porta allo studio dove ogni gradino è occupato da schiaccianoci di legno a forma di soldatini. Vi ho pur detto che la vecchia ha tante manie, questa è una delle tante. Pericolosa, perché con la coda ogni tanto ne butto giù qualcuno, ma giuro che non lo faccio apposta.
A quel punto lei ha preso uno dei tanti libri illustrati che ha su Pinocchio e mi ha spiegato la storia, dall’errore iniziale di Collodi (lo scrittore che lo ha inventato). Ha chiamato Pinocchio burattino, invece è una marionetta perché si dovrebbe muovere con i fili. I burattini hanno solo la testa con il corpo che s’infila in una mano. Però la storia è molto bella, certo quel brigante ne ha combinate tante ed evidentemente qualche marachella l’ha ancora in mente perché so che non è solo una bella statuina.
Così quando la sera è uscito, l’ho seguito, ma l’ho perso subito di vista, mi era sembrato che entrasse in un albero, ma quando l’ho raggiunto, non c’era nulla.
La sera dopo però non me lo sono fatto scappare. E’ sparito dentro un albero ed io l’ho seguito.
Sono entrata e, di colpo, sono finita dall’altra parte.
L’altra parte era un posto strano: grigio, silenzioso con strade ampie e vuote. In lontananza ho visto il burattino che saltellava, sembrava che cercasse qualcosa. Così gli sono corsa dietro.
«Ehi, Pinocchio, aspettami!»
«Così mi hai seguito. E’ meglio che non gridi, non so che posto sia questo, potrebbe essere pericoloso.»
«Cosa stai cercando?» Lui mi guardò con aria melanconica.
«Ho sentito che ti hanno raccontato la mia storia o almeno quella del mio antenato. C’è una maledizione su noi Pinocchio, sto cercando di rimediare.»
«Come?»
«Ti ricordi che Pinocchio uccide il grillo parlante. Era la sua coscienza. Adesso non l’abbiamo più.»
«E tu la stai cercando?»
Lui annuì «Non so bene cosa cercare. Sono stato in altre famiglie ed ho visitato, attraverso gli alberi, tanti mondi, ma non ho trovato…»
«Ti aiuto io» dichiarai con le mie migliori intenzioni. Pinocchio sorrise mestamente.
«Grazie, purtroppo credo che sia tutto inutile. Comunque, quattro occhi sono meglio di due.»
Continuammo a camminare. L’aria era pesante e mi sentivo spiata. Guardai verso il muro che delimitava la strada. Aveva la forma di una civetta e sembrava quasi che ci stesse guardando.
Sentii dei passi dietro di noi, mi voltai e…
«Pinocchio, ci sono degli esseri come noi che ci seguono!» esclamai.
«Siamo finiti nel Paese dei Duplicanti. Vieni, dobbiamo trovare un albero per potercene andare.»
Iniziammo a correre e i duplicanti si misero a correre anche loro. Di alberi neanche a parlarne.
Svoltammo a un bivio e Pinocchio mi trasse dentro una cavità di una roccia. Restammo in silenzio mentre la massa di duplicanti ci sorpassava prendendo l’altra via. Mi guardai attorno.
In un buco un chiarore giallastro attrasse la mia attenzione.
«Pinocchio, cos’è quello?»
Il burattino scavò leggermente con le mani e ne trasse fuori la carcassa giallognola di un grillo.
«L’ho trovato!»
«E adesso, che facciamo?» chiesi
Il burattino mise il grillo con cautela vicino al suo cuore e vidi le sembianze del grillo scolorire e scomparire nel torace legnoso.
«Hai visto? Adesso ho un’anima. Possiamo tornare a casa. Vieni ritorniamo sui nostri passi.»
Uscimmo con cautela dal nostro nascondiglio e ce la demmo a gambe cercando di raggiungere l’albero da cui eravamo venuti. Intanto i nostri inseguitori si erano accorti dell’inganno e ci seguivano sempre più vicini.
«Che succede se ci prendono?» Chiesi, anche se sapevo che la risposta non mi sarebbe piaciuta.
«Diventeremmo degli esseri amorfi e non potremo più tornare a casa.»
Questo mi diede le ali e raddoppiai gli sforzi. Finalmente ci fiondammo nella cavità dell’albero e ci ritrovammo seduti nel nostro giardino.
«Ce l’abbiamo fatta!» Ci abbracciammo felici.
«Torniamo a casa.» dissi.
Pinocchio mi guardò.
«Io non vengo. Ormai sono libero. Voglio finalmente visitare il mondo come una persona.»
«Mi lasci?»
«Non ti preoccupare. La mia spoglia di legno resterà sulla sedia. Se avrai bisogno di me. Chiamami ed io ritornerò.»
«Addio Pinocchio, mi mancherai.»
Lo vidi sparire nella notte scura. Rientrando diedi un buffetto alla marionetta seduta sulla seggiola e ritornai a dormire.



