Non era certamente l’alba, di questo ero proprio sicura. Prima di tutto perché la vecchia non si sveglia all’alba e poi perché per farmi uscire dalla mia accogliente e calda cuccia ci sarebbe voluta una gru.
Però fuori era tutto bianco, non perché avesse nevicato, ma un manto di brina ricopriva tutto il prato.
Il sole non aveva ancora iniziato il suo giro e sembrava che il freddo si stesse inerpicando dall’erba alle mie zampe. Una sensazione davvero poco piacevole.
Mossi le zampe in dubbio se continuare o se ritornare a casa, poi una foglia, che spiccava sul terreno, attirò la mia attenzione. La brina aveva giocato con lei ricoprendola di minuscole perline e sembrava quasi un prezioso bijou. Più in là dei fiori dischiusero la loro corolla.
Erano degli Hellelborus lo sapevo bene. La vecchia mi aveva tenuto una lezione sulla loro pericolosità: guardare, ma non toccare (possono portare alla follia).
Però tutto il giardino ne è pieno, evidentemente ama il rischio. Poi, all’improvviso, ho sentito il ronzare di un insetto e un raggio di sole trasversale ha illuminato il prato. Come se fosse un segnale concordato un gatto è passato in fondo al giardino; un uccello si è alzato in volo e l’aria si è fatta più tiepida.
Il sole sorrideva ora nel cielo con aria sornione. Potevo anche tornarmene a cuccia.

