Nebbie

Sono sicura che quando mi sono addormentata ero al sicuro sul cuscino morbido della mia cuccia, adesso cosa ci facevo qui?

Ero su un prato, l’erba era bagnata e la nebbia avvolgeva il paesaggio.

Inutile restare fermi, avrei finito con l’inzupparmi ulteriormente, meglio cercare un rifugio per riscaldarmi.

Avanzai tentoni, cercando di orientarmi con il fiuto, ma c’era solo odore di vegetazione e di umido. Ogni tanto m’imbattevo in un albero che compariva all’improvviso sul mio cammino. Poi un’ombra scura ed enorme si rivelò una dimora elegante, anche se i suoi contorni erano sfocati. Mi sentii rianimare e percorsi correndo i metri che mi separavano dal portone.

Stavo per bussare quando mi accorsi che l’uscio era socchiuso, entrai.

L’atrio era grande, confortevole e, soprattutto, caldo.

«Buongiorno, c’è qualcuno?» latrai.

«Prego, la porta alla tua sinistra» rispose una calda voce femminile.

In quel mentre sentii un battito di ali e un enorme uccello, dal becco poco rassicurante, planò quasi sul mio dorso. Ovviamente feci un balzo avanti e mi ritrovai in un grande salone con il camino acceso.

L’uccello si posò su di un trespolo, guardandomi torvo.

«Non aver paura, la mia Arpia, anche se è un’aquila, non farebbe mai male ai miei ospiti.»

Chi mi parlava era una Cavalier King con una strana cuffietta bianca che stava dipingendo un paesaggio nebbioso. Uguale a quello dove mi ero svegliata.

«Ciao» dissi «mi chiamo Sheela e credo di essermi persa. Sono sicura di essermi addormentata nella mia cuccia a casa mia e mi sono risvegliata qui, in mezzo alle nebbie. Il paesaggio uguale a quello che stai dipingendo. Se proprio brava, sai.»

Lei sorrise «Grazie, ma credo di essere responsabile di quello che ti sta accadendo.»

«Che vuoi dire?»

«Siamo nel mondo dei sogni, non quello virtuale. Io dipingo sogni che si avverano e tu devi essere venuta in contatto con quello che stavo dipingendo. Guarda.»

Mi avvicinai. Se prima nel quadro c’erano solo nebbia e la sagoma di qualche albero, adesso c’ero io che camminavo.

Ringhiai arrabbiata e subito Arpia svolazzò sulla mia testa.

«Buona, ritorna sul trespolo, sono sicura che Sheela non vuol farmi del male. È solo arrabbiata, posso capirla.»

«E adesso come faccio a ritornare a casa?» chiesi dando uno sguardo all’aquila.

«Sei proprio sicura di voler tornare. Io qui mi sento tanto sola, t’insegnerei a dipingere…»

«Grazie, ma voglio tornare a casa.»

«E va bene. Descrivimi esattamente il posto dove ti sei addormentata.»

Iniziai a parlare mentre lei, con rapide pennellate, dipingeva me addormentata sul mio cuscino.

Mi sentii pervadere da una strana sonnolenza e quando mi svegliai, ero a casa mia. Scrollai il muso, forse era stato un sogno, spiacevole, ma solo un sogno.

Uscii dalla cuccia e notai una penna grande e grigiastra, molto bella.

Arpia, quella era la penna dell’aquila. Allora non era stato un sogno, ovvero un sogno del sogno. Bè, era un po’ complicato a spiegarsi. Misi la penna nella scatola dei miei ricordi. Un giorno, forse…chissà.

La pittrice è un fotomontaggio di Riccardo Modena da una foto di Sheela. 

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