Prima parte.
Sicuramente è stato di lunedì. Ne sono certa. Il lunedì la mia amica Nausica passa la giornata, insieme ai suoi cuccioli, nella villetta del nonno che sta vicino alla mia. Va da sé che il lunedì ci incontriamo per giocare con i cuccioli e fare quattro chiacchiere.
Avevamo finito di rincorrerci, sapete i cuccioli, Minerva ed Ulisse, vorrebbero sempre giocare, ma arrivato ad un certo punto crollano per la stanchezza e questo era successo anche quella volta. Li avevamo lasciati addormentati sotto un cespuglio e noi c’eravamo ritirate sotto l’ombra del patio a scambiarci qualche pettegolezzo quando Nausica si alzò inquieta.
«Non vedo più i cuccioli. Minerva, Ulisse.» Abbaiò, senza nessuna risposta.
Cercammo per tutto il giardino e poi in casa. Niente.
Andai a fiutare il cespuglio dove li avevamo visti poco prima.
«Vieni Nausica, non senti uno strano odore di muschio?»
Nausica annusò «E’ vero, cosa sarà? Non riesco ad identificarlo.»
Ci pensai un attimo.
«Ascoltami, dovrai fidarti di me. Dovremmo dormire.»
«I miei cuccioli sono spariti e tu mi parli di dormire?»
«Fidati. Sono diventata un’esperta. I tuoi cuccioli sono andati nel Mondo dei Sogni e se vogliamo recuperarli, dobbiamo andarci anche noi.»
Nausica mi guardo dubbiosa, io assentii con la testa e chiusi gli occhi. So che li chiuse anche lei perché in un momento ci ritrovammo in un mondo parallelo. Era lo stesso giardino, ma visto come attraverso la nebbia con strani odori.
«Senti anche tu l’odore forte di muschio? Seguiamolo.» le dissi.
Con il naso pronto a carpire l’odore corremmo là, dove si faceva più forte e intravedemmo due gambe enormi piene di muschio che si allontanavano velocemente.
«Salta» abbaiai «aggrappati a una delle gambe, io farò lo stesso»
Fu così che ci ritrovammo aggrappate, una per gamba, a uno strano gigante alto quasi dieci metri che non si accorse neanche di noi.
«Guarda» sussurrai «i tuoi sono in quella specie di sacca, ma non ti muovere lasciamo prima che si fermi.»
Nausica, rassicurata dal fatto che i suoi cuccioli erano vivi, assentì col capo.
Il gigante continuò la sua corsa. Ad ogni falcata faceva decine di kilometri e, dopo un tempo che ci parve infinito, ci ritrovammo in un bel giardino con un piccolo laghetto, dove il gigante s’immerse per riemergere subito dopo grondante d’acqua.
Io e Nausica eravamo scivolate via dalle gambe, prima che lui s’immergesse ed ebbi il mio daffare a convincere la mia amica a non tuffarsi nel laghetto per recuperare i cuccioli.
Lui intanto aveva preso una strana posizione con il gomito appoggiato alla gamba e si era immobilizzato.
«Guarda è di pietra!» esclamai. Accanto a quello che era sembrato un laghetto e che invece era la vasca di una fontana, c’era una targa “ Appennino – Giambologna”.
«Nausica siamo a Firenze a villa Pratolini.»
«Ne sei sicura? Questo vuol dire che non siamo più in Friuli» c’era una nota di spavento nella sua voce.
«Non ti preoccupare. Prima recuperiamo i cuccioli e poi penseremo a come tornare.»
Intanto stava calando la sera, le ombre si allungavano e noi non avevamo ancora trovato il nascondiglio dove “Appennino”, il gigante, aveva nascosto i cuccioli.
Continua…





Seconda parte.
Cercando, fra le ombre del giardino, intravidi un passaggio dietro il Gigante e sussurrai a Nausica.
«Vieni, credo che la statua abbia un’apertura dietro. Cerca di fiutare l’odore dei cuccioli.»
Nausica mise in moto il suo naso e c’infilammo dentro la statua. In effetti, aveva degli strani cunicoli che portavano a delle stanze e dentro una di queste…
«Li ho trovati!» esclamò Nausica cercando di estrarre i cuccioli, stranamente ancora addormentati dalla sacca dove li aveva riposti Appennino.«Adesso come torniamo indietro?» chiese.
Fu in quel momento che la Luna fece la sua comparsa nel cielo ed una vibrazione si diffuse nel pavimento della statua che si mosse.
«E’ ritornata in vita» gemette Nausica continuando a leccare i due dormienti.
Sporsi la testa fuori, il Colosso si era alzato e stava suonando una specie di corno, un richiamo.
Di lì a poco sentimmo la terra tremare: un gigante tentava di uscire dalla terra in cui era immerso ed un secondo, altrettanto grande, stava seduto in attesa.
«Allora Appennino, dove sono le due meraviglie che ci hai promesso?» chiesero.
La loro voce era rauca e cavernosa e scuoteva le fronde degli alberi.
«Aspettate che le prendo, le ho messo al sicuro dentro le mie segrete.»
Un braccio enorme pieno di fango e alghe ci agguantò posandoci nella radura davanti ai tre giganti.
«Bau!!!» abbaiammo all’unisono io e Nausica cercando di ringhiare, ma tutto quello che ottenemmo fu una solenne risata.
«Cosa sono queste due pulci?» sghignazzarono gli altri colossi.
Lì per lì mi sentii offesa, ma forse c’era qualche speranza.
«No, aspettate non sono questi i due che ho preso. Li avevo messi in un sacco: due cuccioli.» e con la sua mano enorme si tastò la parte interna dietro, trovando il sacchetto.
«Eccoli» disse trionfante, posando il sacchetto con il suo tenero contenuto.
«Sono piccolissimi, ancora di più di quei due.» la delusione nella loro voce era latente. «Noi ti avevamo chiesto dei cani con cui giocare.» Un silenzio minaccioso scese sulla radura.
Dovevo pensare ed anche in fretta. Fu allora che mi ricordai che la mia vecchia mi aveva detto che la Luna, anticamente, era la dea Diana ed era raffigurata sempre con dei cani. Rivolsi così una muta preghiera alla Luna, poi mi feci avanti e…
«Scusate, lor Signori.»
«La pulce parla!» esclamò uno di loro.
«Zitto, sentiamo che ha da dirci.»
«Come avete già compreso, noi siamo cani di taglia piccola e questi sono i nostri cuccioli.» Una lacrima intanto scendeva dall’occhio di Nausica che li guardava accorata.
«Cosa ve ne fate di noi? Per delle persone così maestose ci vogliono dei cani di taglia grande, adatte a voi. E poi c’è un altro problema. Voi siete delle statue, quasi eterne in questo mondo. Noi abbiamo delle vite molto brevi, già paragonati agli umani. Con voi durerebbe solo un attimo.»
«E’ vero, ma non c’è soluzione.» disse uno dei tre.
In quel momento un raggio della Luna si materializzò al centro dello spiazzo e tre splendidi levrieri grigi uscirono dal cerchio di luce.
«Questi sì che si possono chiamare cani.» esclamarono, mentre i levrieri iniziavano a saltellare intorno ad essi.
«Presto Nausica, prendi per la collottola uno dei cuccioli, io prenderò l’altro ed entriamo nel raggio di luce.»
Nausica non fece molte domande e così ci trovammo a correre nel raggio lunare che ci portò in un baleno a casa.
«Nausica, Sheela, dove vi siete cacciate con i cuccioli.» la voce del nonno fu un toccasana.
Iniziammo a rincorrerci, insieme ai cuccioli che intanto si erano svegliati, per smaltire la paura che avevamo provato e la felicità nel ritorno a casa.
«Mi dispiace per quei cani» mi disse poi Nausica «toccherà a loro restare prigionieri.»
«Non ti preoccupare, sono statue anche loro. Condivideranno la vita dei Colossi.»
«Non ho capito come sono apparsi nel momento giusto.» esclamò pensosa.
«Eravamo nel Mondo dei Sogni, dove ogni incanto è possibile. Basta solo desiderarlo.» e le feci l’occhiolino.
Nausica scoppiò a ridere si gettò all’inseguimento dei cuccioli che adesso erano ben svegli.
Tutto sommato è stato un lunedì quasi di routine.