Storie di Natale

Questa storia l’ho letta nel libro dei gatti, l’ho trovata commovente e così ve la racconto.

Romeo non era un gatto titolato. Nero con sfumature di rossiccio aveva presto imparato che gli umani erano poco raccomandabili. Di loro non ci si poteva fidare, vuoi per il colore del pelo per cui non ti volevano in casa e ti scansavano, vuoi perché all’improvviso dovevano partire e ti piantavano in mezzo ad una strada senza alcun sostentamento. Certo c’erano anche persone degne che ti portavano il cibo in determinati posti dove si doveva lottare con orde di gatti affamati per recuperare di che riempirsi la pancia. E non sempre c’era da fidarsi, gli era anche capitato di veder scomparire intere colonie di felini per il cibo avvelenato.

Insomma la vita era dura, ma Romeo aveva imparato a prenderla con filosofia e poi aveva incontrato Miù.

Miù era una vera bellezza. Tricolore, con una coda che sembrava un punto interrogativo e degli occhi verdi come i prati in primavera. Insomma Romeo si era innamorato e Miù aveva corrisposto al suo richiamo amoroso. Così avevan fatto coppia e tentato di metter su famiglia.

Un gatto non è un vero gatto finché non ha una progenie, Romeo questo lo aveva ben chiaro, ma non aveva pensato che il parto sarebbe avvenuto in pieno inverno.

E fu così che nella notte più fredda a Miù vennero le doglie.

Ci voleva un posto riparato e tranquillo. Girarono per le strade cittadine piene di pozzanghere e di automobili rombanti. Cercarono di intrufolarsi nei soliti nascondigli, ma niente, era tutto occupato. Di saltare staccionate, come avevano fatto altre volte, Miù non poteva, così persero tempo mentre i dolori  del parto si facevano sempre più forti.

All’improvviso Romeo si ricordò che in fondo alla piazza, dove c’erano gli scavi romani, avevano montato una tettoia con delle statuine posate sulla paglia.

 Il posto era tranquillo e deserto. Romeo e Miù si affrettarono a scendere verso gli scavi, poi lei si distese sulla paglia al riparo e lui si mise di vedetta in alto per controllare che non ci fossero pericoli.

Miù era stanca e dolorante, ma lì si sentiva al sicuro. Un calore improvviso l’avvolse, sentì una nenia che la tranquillizzò come non era mai successo in vita sua. Fu così che poco prima dell’alba nacquero cinque bei micetti. Il parto era stato facile e Miù aveva fatto tutto da sola, anche se era la prima volta. Prima di addormentarsi volse in alto gli occhi e fu avvolta dal sorriso della statua, che stava contemplando, con un bambinello accanto.

I primi raggi del sole illuminarono il Presepe con le sue statue, quasi a misura umana e una gatta addormentata ai piedi della Madonna con i suoi cinque micetti.

Romeo, che da buon papà, aveva fatto la guardia tutta la notte andò a raggiungere la sua famiglia e, felice, si addormentò anche lui nel Presepe della città.

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