Vi ricordate l’ultima volta che ho incontrato Ulisse, lui aveva iniziato a raccontarmi una sua avventura in fondo al mare e sua madre, Nausica, l’aveva interrotto?
Quel cucciolo o è dotato di una fantasia inesauribile oppure capitano tutte a lui. Così la prima volta che siamo rimasti soli ne ho approfittato per chiedergli:
«L’altro giorno avevi iniziato a raccontare un tuo incontro con una sirena…Sei sicuro?»
«Perché nessuno mi crede? Io la sirena, che è anche una strega, l’ho incontrata per davvero: si chiama Janara…»
«Prova a raccontarmi, sono tutta orecchi.» il che è anche vero data la notevole dimensione di orecchie di cui, noi Cavalier King, siamo dotati.
Ulisse mi guardò, quasi con riconoscenza, e iniziò il suo racconto.
«E’ stato mentre eravamo in Grecia. Una notte non riuscivo a dormire per il gran caldo e mi ero disteso sul terrazzo, in albergo, nella speranza di un po’ di vento. Il cielo era pieno di stelle che si riflettevano sul mare calmo, non si udiva nemmeno il rumore della risacca. Era così bello che mi trovai a fissare le luci delle stelle e delle lampare che si riflettevano sull’acqua. Poi mi parve di scorgere come un movimento, una macchia più scura che si muoveva sulla superficie del mare. Era come una piccola massa di alghe che fluttuava. Ben presto si fece più distinta, si delineò una testa, poi un corpo femminile con la coda, insomma una sirena, che, appena giunta sulla battigia, si tramutò in una donna con due normali gambe. Sono certo che era una strega perché iniziò a cantare una strana nenia che, mi resi conto, doveva essere basata sugli ultra suoni, cioè non tutti potevano sentirla. Era ammaliante e fui molto tentato di precipitarmi in spiaggia, lei non poteva vedermi perché ero appiattito sulla terrazza al buio, ma riuscii a resistere. Poi dalle porte dell’albergo e delle case uscirono tanti cuccioli: micini e cagnolini che la circondarono con fare adorante. Mi ricordai di una favola che Nausica mi aveva raccontato “Il pifferaio magico”, mi preoccupai del pericolo cui andavano incontro. Così, mentre loro si allontanavano seguendo la strega, saltai su una barca, tolsi gli ormeggi e remando, per non farmi sentire, li seguii.
Il suo rifugio era una caverna a pelo d’acqua. Janara entrò seguita dai cuccioli. Ogni volta che passava un micio o un cagnolino lei buttava su una specie di polverina che prendeva da un vaso e loro si trasformavano in tanti cavallucci marini. Io avevo messo maschera e pinne e me ne stavo acquattato dietro un masso cercando di pensare al da farsi. Finalmente la strega fece un grosso sbadiglio, mise i cavallucci dentro una sfera di cristallo e se ne andò a dormire. Era il momento giusto per intervenire. Entrai nella caverna, e, cercando di non fare rumore, guardai tutti gli alambicchi della strega, inutilmente. Alla fine vidi un librone sul leggio con sopra scritto il suo nome ”JANARA” a caratteri d’oro, lo sfogliai e riuscii a capire quale flacone prendere per tramutare di nuovo in cuccioli i cavallucci.
Così presi la sfera di cristallo con una zampa, la polverina che aveva utilizzato Janara e l’alambicco con l’antidoto con l’altra zampa. Ce l’avevo quasi fatta quando sentii un urlo provenire dalla caverna, la strega si era svegliata. Mi gettai in acqua, accelerai il ritmo delle pinne e riuscii a mettere la sfera in barca. Stavolta accesi il motore e via….
Mentre la barca andava, versai l’antidoto dentro la boccia e la sparsi sul fondo e, come d’incanto, la barca si riempì di cuccioli festanti. Ecco come vedi, sono un eroe incompreso, nessuno mi crede.»
«E Janara che fine ha fatto?»
Ulisse sorrise con furbizia:«Qualcuno, nei lidi greci, si chiederà da dove sia spuntato un Ippocampo gigantesco!»
Due foto di Ulisse; Janara, strega e sirena, ceramica di E. Caruso, Ippocampi.
