Antologia “Racconti sotto l’Ombrellone”
Tony fletté i muscoli e le gocce d’acqua brillarono come piccoli diamanti sulla pelle color del bronzo.
Si guardò intorno con aria di possesso cercando gli sguardi d’ammirazione delle innumerevoli donne che affollavano la piscina. Era soddisfatto del suo lavoro, del piccolo mondo che si era costruito attorno a quelle calme acque che brillavano al sole estivo. Una distesa di corpi di donne su cui lui governava sovrano, assommando in sé le innumerevoli mansioni di bagnino, massaggiatore, cameriere, confidente e……perché no, gigolò.
Si mosse con andatura felina, come un grosso gatto che si avvicina alla preda, verso un lettino dove un costume nero lo chiamava agitando un braccio.
Sorrise a quel corpo di donna ancora piacente.
“ Tony, ho proprio bisogno di aver spalmato un po’ di crema. Puoi, vero? “
“ Certo, aspettavo solo che mi chiamasse.” Fece facendo scorrere le mani piene di crema sul corpo della donna “ Non sapevo se ero ben accetto” sussurrò.
Lei lo guardò con gli occhi semichiusi “Stasera?”
Tony annuì, completò il massaggio e si diresse verso una vecchia matrona cui sistemò i cuscini fermandosi a raccontare gli ultimi pettegolezzi.
Controllò che al bar fosse tutto tranquillo, poi salì sul trampolino per l’esibizione giornaliera di tuffi. Conscio di aver calamitato l’attenzione generale, si esibì in diverse figure. Il brusio delle donne si attenuava prima del salto per poi esplodere al momento in cui riemergeva dall’acqua. Improvvisamente, mentre si rannicchiava per l’ultimo salto, sentì crescere il mormorio come un vento gelido improvviso, si sbilanciò e la sua entrata sollevò un enorme spruzzo.
Furioso uscì dall’acqua cercando di reprimere la sua stizza. Il cicaleccio era aumentato e si accorse che l’attenzione era stata calamitata da una massa scura che incombeva come un enorme pallone aerostatico sulla piscina.
Sbalordito si ritrovò a fissare centoventi chili di grasso che straripavano da un costume rosa, sorretto da due colonne informi terminanti in due sandali rosa con dei piccoli fiocchetti.
Un paio di occhi bovini lo fissarono con ammirazione, poi l’apparizione proiettò la sua mole verso il bar. Si riscosse e si precipitò verso di lei. Doveva trovare come sistemarla senza alterare il delicato equilibrio della piscina. La ragazza gli indicò una sdraio, lui la deviò su di un lettino su cui lei si adagiò con voluttà. Il lettino resse l’impatto.
“ Tutto bene ?” chiese con una disinvoltura che era lungi dal provare.
Lei annuì, poi con voce chioccia chiese una coppa di fragole con panna. Dopo le fragole fu la volta di un gelato, poi di uno sciroppo e così via in un interrotto via vai dal bar al suo ombrellone.
Quando finalmente andò via, Tony si accorse che aveva passato con lei l’intera giornata.
Il mattino dopo, al suo apparire, si precipitò a guidarla verso l’ombrellone che aveva sistemato accanto al bar e l’ affidò alle amorevoli cure del barman. Si allontanò con aria soddisfatta. Per tutta la mattina sentì il suo sguardo che lo seguiva. Ogni volta che alzava gli occhi, lei era lì che lo fissava portando lentamente il cucchiaino, pieno di crema, alla bocca rossa a forma di cuore e sospirando di piacere.
Il suo sguardo voglioso lo disgustava. Sentiva la sua presenza come una minaccia; un’ombra malefica che oscurava il suo mondo.
“ Tony “ era la sua voce che lo chiamava.
Riluttante si avviò verso di lei.
“ Non è che mi hai abbandonata ?”, e si affrettò a monopolizzarlo per il resto della giornata.
Stava diventando un incubo.
Ogni mattina attendeva con terrore il suo arrivo. Le altre signore lo prendevano in giro :
“ Ti sei preso una cotta, Tony.”
“ Due dolci a forma di cuore.” motteggiavano
“ Si, buono per essere mangiato.” Risata generale.
Tony ammiccava ma il suo era un riso amaro. Man mano che passavano i giorni si faceva sempre più magro e scontroso. Le sue esibizioni al trampolino non erano più seguite e lui aveva finito per abolirle come le prestazioni notturne. La grassona lo teneva costantemente occupato. Il suo sguardo ingordo si posava su di lui con avidità. Tony reprimeva un brivido: quella bocca, lo sapeva, lo avrebbe prima o poi fagocitato come un bignè od una fetta di torta.
Pensieri oscuri si affollavano nella sua mente, lui li scacciava come insetti fastidiosi. A volte, però, si baloccava con essi.
“ Eliminala” gli sussurravano le voci
Eliminarla, ma come ? Come sopprimerla senza danno, senza alterare l’equilibrio della sua piscina ?
Poi una mattina, mentre era intento ad aiutare un’anziana signora, notò un movimento. Lei si era alzata e si stava dirigendo verso la piscina.
Un pensiero improvviso gli attraversò la mente: era l’occasione che aspettava.
Nella “ sua” piscina non era mai successo un incidente, ma poteva sempre accadere o si poteva dare una mano al destino.
Poteva far finta di inciampare, caderle addosso. Il bordo della piscina scivoloso ed i chili di dolci ingurgitati avrebbero fatto il resto. Lui, disperato, si sarebbe buttato in soccorso, ma un crampo improvviso non gli avrebbe consentito di aiutarla….In un attimo avrebbe risolto i suoi problemi.
Uscì dall’acqua e si avviò verso la grassona che stava chiacchierando con una signora.
Tony inciampò, cadde pesantemente verso di lei, ma trovò il vuoto e, non riuscendo a fermarsi, sbatté violentemente il capo contro lo spigolo della piscina finendo a testa in giù nell’acqua che in quel punto era molto bassa.
La ragazza, che era stata scostata dalla donna, urlò e con lei tutte le donne presenti.
Poi gli inservienti tirarono su il corpo di Tony. Un capannello di persone si radunò intorno.
Tony socchiuse gli occhi e vide attraverso un velo i visi deformati delle persone sopra di lui.
Aguzzò la vista e riuscì a focalizzare la ragazza che singhiozzava fra le braccia della donna che tentava invano di consolarla.
“ Che disgrazia……uno splendido ragazzo…..il mio ultimo giorno di vacanza “
Il mio ultimo giorno di vacanza………………il mio ultimo giorno di vacanza……………
E con questa frase nell’orecchio, Tony reclinò il capo.
